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SALONE INTERNAZIONALE
DEL TURISMO

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AL WORLD TOURISM EVENT GLI OTTO GIOIELLI UNESCO DELLA CAMPANIA

15 Settembre 2017

Il viaggio che proponiamo è alla scoperta dei più bei luoghi e dei siti Unesco della Campania, protagonisti, dal 22 al 24 Settembre prossimo anche del WTU, Salone mondiale del Turismo Città e siti Unesco, in calendario a Siena.

PATRIMONIO CULTURALE MATERIALE

1. CENTRO STORICO DI NAPOLI

Il centro storico della città di Napoli, incredibile palcoscenico fatto di arte, storia ed espressione urbanistica nato da costruzioni e ricostruzioni, è stato il primo sito campano inserito nella Lista Patrimonio Mondiale Unesco nel 1995. Un centro storico di valore universale senza eguali nato dalla stratificazione di molteplici influenze (romaniche, bizantine, normanne, gotico longobarde, rinascimentali, fino a quelle contemporanee) che ha esercitato una profonda influenza su gran parte dell’Europa.

La città di Napoli ha origini che si perdono addirittura nel mito, dalla leggenda sulle origini di Napoli ad oggi si sono succeduti signori e dinastie che hanno lasciato un’impronta indelebile sul paesaggio e sul territorio.

Napoli è la città delle contraddizioni: vicoli angusti sorgono accanto a ville signorili già dalla zona del porto cittadino. La città è entrata a far parte dei siti Patrimonio dell’Unesco in Campania per il suo indiscutibile fascino, che ha attirato poeti e viaggiatori, influenzando l’intera Europa per secoli interi.

Architettura ed arte si sono inserite splendidamente nella formazione urbanistica rettangolare greca dell’antica città di Neapolis, regalando a visitatori e turisti scorci e tesori in ogni vicolo o strada. Il riconoscimento come Sito Unesco della Campania copre il Centro Storico di Napoli, le mura Aragonesi, i palazzi gentilizi, le Università. La continuità nell’uso dei materiali locali per costruire, come il famoso tufo di Napoli, ha garantito un paesaggio urbano che non ha eguali al mondo. Già all’epoca di Neapolis, la città fondata dai coloni greci nel 470 a.C., fino alla città di oggi, Napoli ha ricevuto l’impronta delle varie culture apparse via via nel bacino del Mediterraneo ed in Europa, delle quali porta ancora visibile testimonianza. Queste forti influenze, insieme al suo ruolo predominante nella storia, hanno trasformato questa città in un sito unico che conserva, tra l’altro, suggestivi monumenti come la Chiesa di Santa Chiara e Castel Nuovo.

Spaccanapoli

Spaccanapoli

2. AREE ARCHEOLOGICHE DI POMPEI, ERCOLANO E TORRE ANNUNZIATA

Gli straordinari reperti delle aree archeologiche situate nelle città di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata sepolte dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ed iscritte nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco dal 1997, costituiscono una testimonianza completa e vivente della società e della vita quotidiana in un preciso periodo storico che non trovano equivalente in nessuna altra parte del mondo.
Il 24 agosto dell’anno 79 d. C., un’eruzione del Vesuvio seppellì le due fiorenti città romane di Pompei ed Ercolano, insieme a tutte le loro ricche abitazioni. Dalla metà del secolo XVIII, gradualmente queste sono state portate alla luce e rese accessibili al pubblico. La vasta area commerciale della città di Pompei contrasta con i resti più limitati, ma meglio conservati, della città di riposo di Ercolano.

Contestualmente, le stupende pitture murali di Villa Oplontis di Torre Annunziata rappresentano una testimonianza vivente dell’opulento tenore di vita dei cittadini più ricchi dei primi anni dell’Impero romano.

 

3. IL PALAZZO REALE DEL XVIII SEC. DI CASERTA CON IL PARCO, L’ACQUEDOTTO VANVITELLIANO E IL COMPLESSO DI S. LEUCIO
Iscritto nel 1997 nella Lista del Patrimonio Unesco, il sito del Palazzo Reale del XVIII sec. di Caserta con il parco, l’Acquedotto vanvitelliano e il Complesso di S. Leucio abbraccia molteplici ricchezze storico artistiche monumentali del territorio campano. Il complesso monumentale della Reggia di Caserta composto dal sontuoso palazzo con il suo parco, i giardini, un’area naturale boschiva, i padiglioni di caccia e un complesso industriale per la produzione della seta rappresenta il capolavoro del genio creativo dell’architetto Luigi Vanvitelli, al quale il re Carlo di Borbone affidò nel 1750 la realizzazione di quella che doveva divenire la nuova capitale del Regno di Napoli, al cui centro pose la grande reggia, simbolo della potenza e della ricchezza della monarchia Borbonica. Da un punto di vista architettonico, la reggia, mirabile esempio di sintesi tra le tradizioni scenografiche barocche ed i nuovi influssi neoclassici, è un’opera eccezionale che ha fortemente influenzato lo sviluppo urbanistico, architettonico e paesaggistico dei borghi e delle aree limitrofe.

Reggia di Caserta

Nel 1750 Carlo III di Borbone acquistò il sito di San Leucio in cui, per volere di Ferdinando IV, si fondò la Real Colonia di San Leucio. Il progetto faceva parte dell’idea di piccola città ideale per un innovativo sistema di riforme sociali, con leggi di stampo illuministico e ad una forma aziendale legata alla produzione e lavorazione della seta. Attorno al Palazzo del Belvedere furono realizzate le abitazioni per gli operai, le stanze per la trattura, filatura, tintura della seta e la scuola. Tutto il borgo era organizzato con al centro la “piazza della seta” e il portale settecentesco, maestoso accesso alla reggia-filanda e ai quartieri con le case degli operai.
Anche se il progetto della nuova capitale non fu mai realizzato, l’impianto urbanistico del complesso con il suo eccezionale sviluppo rettilineo, al centro di un’area caratterizzata dalla presenza di numerosi siti reali, poi trasformati in poli produttivi, costituisce una testimonianza di enorme interesse per la storia della civiltà settecentesca italiana. In quest’ottica, il Complesso di S. Leucio rappresenta una tappa fondamentale della cultura illuministica settecentesca e dello sviluppo industriale e tecnologico nel territorio campano, sul quale ancora oggi operano opifici e industrie che si richiamano all’antica attività manifatturiera, ed è riportato in tutti i più importanti testi di arte e architettura.

Parte di questo incredibile complesso architettonico è poi l’Acquedotto vanvitelliano che serviva per portare l’acqua alle cascate e alle fontane della Reggia. Luigi Vanvitelli fece scavare grandi pozzi, innalzò a 60 metri un viadotto lungo 528 metri chiamato “Ponti della Valle”, un ponte a tre ordini di arcate costruito per superare l’alta valle di Maddaloni. Un passaggio permette di percorrere tutti gli ordini, mentre sulla parte superiore corre una strada pavimentata in pietra, con parapetti. L’acquedotto, Iniziato nel 1753 fu completato nel 1770, passa sulla parte superiore della struttura e in tutto si estende per un totale di 41 km.

 

4. COSTIERA AMALFITANA

Visitata ogni anno da migliaia di turisti, la Costiera Amalfitana ha ottenuto il riconoscimento tra i siti Unesco della Campania nel 1997. Si tratta di un aspro sperone calcareo, allungato nel Mar Tirreno, con scogliere alte e frastagliate. La Costiera Amalfitana comprende una vasta quantità di cittadine come Amalfi e Ravello che ospitano notevoli capolavori artistici ed architettonici, un territorio non molto esteso ma con un patrimonio culturale e paesaggistico tale da essere diventato una delle principali mete turistiche internazionali. L’area venne popolata in modo intenso sin dall’inizio del Medioevo. Le zone agricole testimoniano la capacità di adattamento dei suoi abitanti, che hanno saputo sfruttare al meglio i diversi tipi di terreno, coltivando “a terrazza” i vigneti ed i frutteti (zone inferiori) e praticando la pastorizia (zone superiori).

Costiera amalfitana

5. PARCO NAZIONALE DEL CILENTO, VALLO DI DIANO E ALBURNI CON I SITI ARCHEOLOGICI DI PAESTUM E VELIA E LA CERTOSA DI PADULA
Un riconoscimento tanto atteso, arrivato nel 1998, per un territorio ampio che oggi rientra tra i Siti Unesco della Campania è stato quello dato al Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni con i siti archeologici di Paestum e Velia e la Certosa di Padula.
Istituito nel 1991, il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è ampio circa 200.000 ettari e ricopre buona parte della provincia meridionale di Salerno. Il Parco Nazionale abbraccia un paesaggio naturale e culturale di qualità eccezionale. Si tratta del parco mediterraneo per eccellenza grazie alla tipologia ambientale che lo contraddistingue: macchia mediterranea con lecci, ulivi, pinete e vestigia di tutte le civiltà che si sono affacciate su questo mare, dal Paleolitico agli insediamenti di Paestum e Velia, dagli insediamenti medievali fini al capolavoro barocco della Certosa di Padula. Situato sulla costa del Mar Tirreno, è oggi un paesaggio vivente che mantiene un ruolo attivo nella società contemporanea ma conserva i caratteri tradizionali che lo hanno generato: organizzazione del territorio, trama dei percorsi, struttura delle coltivazioni e sistema degli insediamenti. Grazie ai suoi santuari ed edifici disseminati lungo le tre catene montane – su un asse est-ovest, la zona testimonia in modo significativo la sua evoluzione storica, dapprima come via del commercio, quindi come crocevia culturale e politico nel corso della preistoria e del Medioevo. Vera e propria frontiera tra le colonie greche della Magna Grecia e gli indigeni popoli etruschi e lucani, il sito conserva anche le vestigia di due importanti città classiche: Paestum e Velia, divenuti contestualmente siti Unesco.
Baia Infreschi

Baia Infreschi

La zona in esame è quella dell’antica Magna Grecia, una colonia greca risalente al 650 a.C. su cui insistono il parco archeologico di Paestum e quello di Velia. I tre templi greci del parco archeologico di Paestum, costruiti tra VI e V sec. a.C., sono insieme a quelli di Atene ed Agrigento, gli edifici templari meglio conservati dall’età classica. I templi sorgono nella parte centrale della città, che si estende per oltre 120 ettari ed è circondata da una cinta muraria, anch’essa tra le meglio conservate. Tra i templi era collocato il “mercato”, cioè la piazza centrale dove si tenevano le assemblee dei cittadini e si venerava la tomba del mitico fondatore di Paestum.
Area archeologica di Paestum

Area archeologica di Paestum

Il parco archeologico di Elea-Velia ha ricevuto il riconoscimento tra i siti Unesco con la sua caratteristica città che ancora conserva la splendida Porta Rosa, un monumento dell’architettura greca risalente al 350 a.C., strade ancora magnificamente pavimentate e un’acropoli dominata da una torre angioina.

La Certosa di San Lorenzo, comunemente nota come Certosa di Padula, rende il Comune di Padula la principale meta del turismo religioso in Campania oltre ad essere tra i monumenti più suggestivi del patrimonio artistico italiano. Il complesso architettonico della Certosa di Padula ha uno stile architettonico complesso prevalentemente barocco ed occupa una superficie di 51.500 m² di cui 15.000 impegnati solo dal chiostro, il più grande del mondo. La Certosa di Padula, grazie alla sua vasta estensione, è seconda solo alla Certosa di Grenoble in Francia.

 

6. “I LONGOBARDI IN ITALIA. I LUOGHI DEL POTERE (568-774 D.C.)” – PER LA CAMPANIA IL SITO SERIALE COMPRENDE LA CHIESA DI SANTA SOFIA A BENEVENTO
Riconoscimento più recente è quello avvenuto nel 2011 per i siti Longobardi in Italia. Il Sito seriale con capofila Cividale del Friuli, comprende le più importanti testimonianze monumentali Longobarde esistenti sul territorio italiano, che si situano dal nord al sud della penisola, laddove si estendevano i domini dei più importanti Ducati Longobardi che formarono quella che possiamo definire la prima “nazione” italiana. In Campania la presenza dei Longobardi, antichi signori medievali, è testimoniata in maniera molto forte in particolare presso il sito del Complesso di Santa Sofia a Benevento. Una delle strutture longobarde più complesse e meglio conservate dell’epoca che, sulle pareti, mostra ancora importanti brani dei cicli pittorici altomedievali, testimonianza più alta della “pittura beneventana”.
Chiesa di Santa Sofia

Chiesa di Santa Sofia

PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE

7. DIETA MEDITERRANEA CON LA COMUNITÀ EMBLEMATICA DEL CILENTO (SITO SERIALE TRANSFRONTALIERO)
La Dieta Mediterranea è stata riconosciuta dall’UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità nel novembre 2010, celebrando un aspetto della cultura italiana che è parte dell’identità nazionale. La parola dieta – dal greco dìaita – indica lo “stile di vita” formato dai saperi trasmessi attraverso le generazioni e dai modi d’interazione con l’ambiente naturale, il Mediterraneo, dove i frutti del mare e della terra sono da millenni i protagonisti d’ogni giorno. La Dieta Mediterranea è un patrimonio che riunisce le abitudini alimentari dei popoli del bacino del Mar Mediterraneo (Italia, Spagna, Grecia, Marocco, Portogallo, Croazia e Cipro), consolidate nel corso dei secoli e rimaste pressoché immutate fino agli anni Cinquanta, che va ben oltre una semplice lista di alimenti ma riguarda la cultura di vita, le pratiche sociali, tradizionali e agricole perfettamente rappresentate nel Cilento.
“La Dieta mediterranea prevede un insieme di competenze, conoscenze, riti, simboli e tradizioni in materia di colture, raccolta, pesca, zootecnia, conservazione, elaborazione, cucina, e in particolare la condivisione e il consumo di cibo. Mangiare insieme è il fondamento dell’identità culturale e la continuità delle comunità in tutto il bacino del Mediterraneo: un momento di scambio sociale e di comunicazione, l’affermazione e il rinnovamento della famiglia, di un gruppo o dell’identità della comunità. La dieta mediterranea sottolinea i valori di ospitalità, vicinato, il dialogo interculturale e la creatività e un modo di vita guidato dal rispetto per la diversità. Svolge un ruolo fondamentale negli spazi culturali, feste e celebrazioni, che riunisce persone di ogni età, le condizioni e le classi sociali. Include l’artigianalità e produzione di contenitori tradizionali per il trasporto, la conservazione e il consumo di cibo, tra cui piatti e bicchieri in ceramica. Le donne svolgono un ruolo importante nel trasmettere la conoscenza della dieta mediterranea: si salvaguardano le sue tecniche, il rispetto dei ritmi stagionali e eventi festivi, e trasmettono i valori dell’elemento alle nuove generazioni. I mercati svolgono un ruolo chiave come gli spazi per coltivare e trasmettere la dieta mediterranea durante la pratica quotidiana di scambio, accordo e rispetto reciproco.” (Comitato Intergovernativo dell’UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’umanità 15 novembre 2010)

Dieta mediterranea

8. CELEBRAZIONE DELLE GRANDI STRUTTURE PROCESSIONALI A SPALLA (SITO SERIALE) – “I GIGLI” DI NOLA

In Italia sono quattro le processioni diventate Patrimonio Immateriale dell’Umanità nel 2013. Tra le processioni caratterizzate dalla presenza della grandi macchine a spalla figura quella de “i Gigli” di Nola. “I Gigli”, macchine alte 25 metri trasportate in processione dai cullatori nella domenica successiva al 22 giugno, sono un omaggio al patrono San Paolino, vescovo di Nola, che nel 431 liberò la città dai visigoti. La Festa dei Gigli è una festa popolare cattolica che si tiene ogni anno a Nola con cui i nolani celebrano il ritorno in città di Ponzio Meropio Paolino dalla prigionia ad opera dei barbari avvenuto nella prima metà del V secolo.
La domenica successiva al 22 giugno di ogni anno si svolge la festa, vale a dire la processione danzante di 8 Gigli più una struttura più bassa a forma di barca che simboleggia il ritorno in patria di San Paolino.
Gli obelischi di legno prendono il nome delle antiche corporazioni delle arti e mestieri, nell’ordine Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Beccaio, Calzolaio, Fabbro e Sarto. I Gigli e la Barca danzano lungo un tradizionale percorso individuato nel nucleo più antico della cittadina al ritmo di brani originali e reinterpretazioni attinte dalla tradizione musicale eseguiti da una banda musicale posta sulla base della struttura.

Gigli di Nola